Tre piccoli universi in diecimila passi


Visto che Anna ed io siamo pazze, abbiamo deciso di fare una bella passeggiata rilassante e liberatoria giusto, giusto i primi di gennaio, con l’aria che fa istantaneamente lacrimare gli occhi e gocciolare il naso! Vogliamo andare in centro a Tarcento per fare un giro al mercato come le anziane signore, partendo, però, da Raspano! Ci avviamo alle nove e dieci di mattina e lungo la strada ciangottiamo molto, raccontandoci diecimila novità e ripercorrendo vecchi ricordi.

Quando eravamo bambine facevamo spesso lunghe passeggiate, a volte portavamo anche il cane, salivamo sulla collina lungo la strada per dietro e scendevamo per davanti, impiegavamo un’oretta e poi andavamo a berci la cioccolata calda, avevamo anche decretato la lista delle migliori! Anche a scuola ci andavamo a piedi, partivo io, raggiungevo Anna in due minuti e poi arrivavamo a scuola in massimo dieci! Anche Luciana ricorda che faceva lunghe passeggiate, quando perdeva il tram per andare a scuola, ci impiegava quarantacinque minuti e andava di fretta, per non perdere la prima ora! Spesso c’erano anche Luciano, Peppino e Nibardo, insieme a lei, partendo da Raspano! Eleonora non ricorda lunghe passeggiate, a scuola ci andava con lo Scuolabus giallo che, se perdeva, non era un problema perché la mamma la accompagnava con l’automobile.  Ma quando rientrava da scuola, dopo il pranzo dalla nonna Denìs, insieme a suo fratello, ai suoi cugini e insieme a  Giorgia e a Dylan, giocava a pallone; finché c’era la luce lei giocava in cortile a pallone, poi guardava Spongebob alla TV e alla sera veniva la mamma con la macchina a prenderla per riportarla a casa.

Partiamo annotandoci l’orario e avviando il contapassi del telefono, è da poco che ho scoperto, secondo le novità del fitness-wellness-totalbody, che basterebbero diecimila passi al giorno per restare splendidamente in forma! Infondo siamo ingobbiti (chi più e chi meno, ma io di più) davanti al computer, prendiamo la macchina per andare a lavoro, a fare la spesa, a sbrigare commissioni, certo, a meno che non si abiti in centri ben forniti, in cui ti muovi facilmente con la bici, prendere la macchina è ovvietà! Infatti lungo la strada, diecimila volte raggeliamo al passaggio delle automobili, rischiando di avvilupparci giù nel fosso, sia perchè ne passano davvero tante anche lungo le strade secondarie, sia perchè corrono, effettivamente, come matti – come direbbe una anziana signora. Abbiamo sempre fretta, cerchiamo di vivere vicino a dove lavoriamo per non fare ore e ore in auto o sui mezzi per raggiungere gli uffici, e per fortuna che non siamo in grandi città, in cui si rischia comunque di stare diecimila minuti in coda in un anello della tangenziale anche per fare solo qualche chilometro! Quando ci troviamo a dover attraversare la statale decidiamo di prendere la strada più piccola, quella per Collalto, attraversando la zona industriale eviteremo di venire stese!

Da piccole non ci era permesso muoverci così tanto, attraversando le strade trafficate per arrivare fino al comune confinante, era già tanto se le nostre mamme ci facevano arrivare sulla collina o alla frazione più a est del paese, dove c’era il fiume, d’estate, a cercar frescura! Luciana si spostava addirittura tra i due comuni confinanti al suo, quando era piccola! Ricorda che le strade erano tutti sentieri, le vie più grandi, quelle sterrate, portavano ai piccoli centri, nei paeselli, dove c’erano la chiesa, la bottega e la scuola! Andava a Treppo Grande fino alla quarta elementare, poi, volendo fare anche la quinta, doveva arrivare a Tarcento, perché era lì che la sua maestra insegnava le materie della quinta classe; Luciana se ne era affezionata e ci teneva a concludere il percorso con la Maestra Evelina Poschetti di Feletto, la quinta a Treppo Grande non c’era! Eleonora ricorda più maestri che materie, ma la sua preferita era la Maestra Caterina, se la incontrasse adesso le piacerebbe farci delle chiacchiere!

Per Collalto c’è ancora tanta, ma tanta immondizia sui cigli, nonostante diecimila ore di propaganda ecologica da cui siamo costantemente bombardati. Curiosi sono dei piccoli sacchetti da congelatore, chiusi con lo scotch, con dentro fazzoletti di carta appallottolati, seminati ritmicamente lungo tutta la via, fino alla stazione! Se vai sul gruppo “sei di Tarcento se…” su Facebook, trovi quei sacchetti aperti da una tipa che non so quanto sia più temeraria che stolta!

Una volta, quando si usciva da scuola tutta la classe con la maestra, ad esempio per le commemorazioni del 25 Aprile, dovevamo fare ben attenzione a buttare nei cestini il fazzoletto di carta usato oppure le cartine delle caramelle perché erano guai se la maestra ti vedeva gettare una cartina a terra, ricordo che una volta a settimana la mamma mi svuotava le tasche del cappottino per far spazio alle mani perché, se non ero a tiro di cestino, dimenticarsi le cartacce in tasca era un attimo! La plastica ancora non esisteva quando Luciana era bambina e lei non ricorda affatto le immondizie! Tutto si riusciva a smaltire bruciando, e l’involucro di alluminio della cioccolata, che se c’era, arrivava una volta al mese quando il suo papà tirava la paga e andava in città, si teneva da conto per avvolgerci dell’altro! Eleonora, che si muoveva solamente in automobile con la sua mamma, non guardava i cigli delle strade, non sapeva se c’era o non c’era immondizia. A volte si accorgeva di grossi elettrodomestici lasciati tra i filari dei pioppeti, ma lei sapeva bene quanto sia importante differenziare e portare in discarica ciò che non si può smaltire a casa, per lo meno in teoria.

Siamo a Tarcento alle dieci e mezza, abbiamo camminato per qualcosa in più di cinque chilometri facendo qualcosa in meno di novemila passi! Diciamo che siamo in linea con la quotidianità motoria dettata dalle grandi industrie delle palestre; considerando anche il ritorno, siamo ben oltre le raccomandazioni e le mie anche, di sera, celebreranno “la possente musica futurista”! In piazza ci fermiamo a fare colazione al bar, come le anziane signore, con cappuccino e cornetto, anche se lo stomaco avrebbe gradito qualcosa tipo il panin-con-la-porchetta oppure ‘na pastasciutta! A tornare ci impieghiamo una manciata di minuti in meno, forse per via  dei muscoli già caldi, o per la sola idea di raggiungere i diecimila, arrivare, aver concluso!

Quando si tornava a casa da scuola, le nostre mamme, ci facevano trovare la pastasciutta con il pomodoro, con il tonno, quando c’era quella con il ragù era gran festa, di rado quella in bianco con il formaggio! Altrimenti c’era il risotto giallo, o quello con il porro, o la minestra di verdure con la pastina o il minestrone di legumi! E si mangiava quel che c’era, banditi i capricci! Luciana ricorda la minestra di riso e patate e quella di fagioli, più spesso polenta con il formaggio, “di stufâsi”! C’era la minestrina di brodo a inizio settimana perché tra sabato e domenica si cuoceva la carne, il lesso, per di più! Poi ricorda la verdura di stagione che raccoglieva nell’orto e ricordava il verde che lasciavano le erbacce sulle mani, quello era davvero fastidioso perché non lo lavavi via facilmente e rischiavi di macchiare il ricamo sul telaio! La nonna Denìs preparava a Eleonora e agli altri suoi sette nipoti, tanti sughi diversi per la pasta quanti erano i gusti dei ragazzi! Chi con il pomodoro, chi con il ragù e chi con il pesto, poi c’erano le merendine da accompagnare alla marmellata fatta in casa!

Anna ed io siamo contente perché, per una volta, non ci siamo infilate in osteria per raccontarcela davanti ai bicchieri di vino! Abbiamo scelto di farlo percorrendo una via che prende diecimila significati, dall’intimità alla nostalgia, diversa dall’abitudine e dalla sedentarietà. Non ci siamo dimenticate come restare insieme, senza dipendere dai sistemi sociali che oggi embrano prevalere! Siamo contente perchè da questa sola storia ne abbiamo trovate altre tre!

Anna ed io siamo nate nel 1985 e a dieci anni ci siamo conosciute, abbiamo proseguito insieme la scuola dell’obbligo e scelto le scuole superiori e l’università. Non avremmo mai pensato di poter chiedere a Google una tale miriade di cose senza dover prima staccare il cavo del telefono e addirittura usando un cellulare, all’età di trentatre anni! 

Luciana è nata nel 1932 e quando aveva dieci anni ha scelto di continuare ad andare a scuola fino all’avviamento professionale, spostandosi da Raspano a Tarcento ogni giorno! Non avrebbe mai creduto di avere la camera da letto riscaldata da una stufa a pellet, all’età di ottantacinque anni!

Eleonora è nata nel 2002 e quando aveva dieci anni sognava di diventare un programmatore! Non c’è qualcosa che non avrebbe mai creduto di avere all’età di quindici, ce l’ha e basta! Ma sono certa che quando troverà qualcosa di inaspettato ci cercherà, Anna e me!

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3 thoughts on “Tre piccoli universi in diecimila passi

  1. Fico che adesso si riesca a commentare con più facilità, era ora.
    Questa buona nuova in particolare resta una delle mie preferite. 🙂

  2. Ciao Alice – scusami se riprendo in parte un commento scritto in precedete articolo. Questo racconto è ben fatto, da leggere e forse, a mio parere, ci dovrebbe essere qualche elemento che stuzzichi e attiri l’attenzione del viaggiatore dei siti. Magari qualche breve frase evidenziata o estratta che dia subito un’atmosfera. Anche qualche piccola foto. O una mappa disegnata che rende il tutto più chiaro.

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