REPORTAGE al CSRE


 

Tutti dicono che hanno imparato moltissimo dopo qualche tipo di esperienza passata con un gruppo di persone con disabilità.

Io credo che non ci sia nulla da imparare.

No, non perché sono una cattiva persona. Perché quello che traspare in maniera molto semplice in quei gruppi è qualcosa che abbiamo già tutti.

A volte è assopito, altre volte è palesato.

Forse dipende dalle diverse sensibilità che portano a diversi tipi di romanticismo…

Ho passato sette giorni al CSRE di Gemona per fotografare le varie attività che impegnano quotidianamente circa trenta persone.

Il primo giorno ero a disagio e ho portato a casa, in sette ore, cinquecento scatti.

Direi che un canonista impegnato a fotografare una gara di down hill mi fa una pippa.

Mi ero ripromessa di fotografare poco e solo quello che serviva.

Ma cosa serve?

Potevo giocarmela su momenti di dolcezza, su momenti di difficoltà, l’aiuto reciproco, la condivisione… (romanticismo alla “rosa rossa a san valentino”).

Con il passare dei giorni iniziavo a sentirmi come un ragazzino che resta a casa da solo la prima volta. Agio e mollezza.

Ho visto quanto queste persone devono dare subito loro stessi al 100% altrimenti non riesci a capirli. Non capisci cosa dicono….

Chi lo fa oggi? Nessuno. Siamo tutti terrorizzati dal giudizio del prossimo.

Dunque, ho fatto come tutti i frequentatori del Centro.

Selezione d’ironia.





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